> Di Nicola Ryan Carrassi >>
Se non abbiamo tempo per Willy, significa che in fondo non abbiamo tempo per noi stessi. Quando ci alziamo, al mattino, abbiamo i nostri problemi, i nostri dolori, come quando esausti andiamo a dormire.
Gli altri, i vicini, quelli in strada, quelli del paese vicino, quelli dell'altro continente, hanno i loro. Che si arrangino, come facciamo noi. Un pensiero lecito, ma piuttosto elementare, di basica concretezza. Quello che ci sfugge, ciò che è invisibile ai nostri occhi, è che TUTTI abbiamo problemi, TUTTI proviamo dolore, TUTTI sperimentiamo la sofferenza.
Questo è un dato di fatto che dovrebbe unirci: se lo tenessimo a mente daremmo un colpo secco all'egoismo, e a ciò che ci spinge ad essere egoisti: LA PAURA. E potremo toglierci dai piedi chi alimenta la nostra paura: l'IGNORANZA.
Willy è morto, e una parte di noi è morta con lui, che lo vogliamo ammettere/comprendere o meno. Perché non siamo isole, perché siamo parte di un'unica cosa. Il pericolo ancestrale del diverso, la diffidenza, il potere della politica che vive sulle nostre paure, e le alimenta, svanirebbero in un attimo se concentrassimo la nostra attenzione dentro di noi. Non per chiuderci, ma per osservarci in profondità. Nel silenzio.
Quello che ci sfugge, quello che lasciamo sfuggire, quello che è invisibile, è che TUTTI abbiamo problemi, TUTTI proviamo dolore, TUTTI sperimentiamo la sofferenza.
Le 'armi' di distrazioni di massa approfittano del fatto che IL SILENZIO non è più considerato come in passato d'ORO, non è più un valore, non è più LA FORZA che abbiamo per ripulirci dal superfluo. Il silenzio è paura: lo copriamo con la tv, la radio, Spotify, lo avvolgiamo nello scontro nostro con il mondo e con quello degli altri. Guardiamoci dentro. Spegniamo tutto per 120 secondi. Allontaniamoci dallo smartphone. Ascoltiamo il nostro respiro. Eh si, senza respirare moriremmo.
La mascherina non ci ucciderà, rispettare il prossimo non ci ammazzerà, praticare l'altruismo e la gentilezza non ci porteranno alla tomba. Gli unici DIVERSI ai nostri occhi, che si stanno ammazzando da soli, siamo noi. Non ci riconosciamo più e non siamo più in grado di distinguere cosa sia importante e che cosa no. Ci hanno privato di ciò che di meraviglioso c'è in fondo al cuore di ogni uomo. La morte di un ragazzo non può passare inosservata.
Gli unici DIVERSI ai nostri occhi, che si stanno ammazzando, siamo noi.
Non ci riconosciamo più e non siamo più in grado di distinguere cosa sia importante e che cosa no. Ci hanno privato di ciò che di meraviglioso c'è in fondo al cuore di ogni uomo. La morte di un ragazzo non può passare inosservata..
Come è morto e chi l'ha ucciso neppure, perché possono aiutarci a capire meglio chi siamo, dove siamo arrivati, che cosa veramente succede nel mondo. Oltre i tronisti, oltre l'isola delle tentazioni, il grande fratello... Oltre la soglia di casa. Lavorare su noi stessi potrebbe farci vivere in un modo più 'sostenibile' per noi, riscoprire le nostre forze, il nostro essere umani. Abituandoci a tutto, gettando discredito su tutto, dando credito all'indifferenza, alla fine, sotto quel senso di abitudine, schiacciati dal discredito, ci siamo già noi. Ignorando Willy, ignoriamo noi stessi. Fermiamo tutto: respiriamo, ricominciamo a non aver paura dei nostri pensieri, delle nostre emozioni più intime, del nostro giudizio che abbiamo delegato agli altri...
Concentriamoci su di noi e su quello che in comune abbiamo con gli altri: TUTTO. Se aiutiamo, tendiamo la mano, accogliamo, consoliamo, PERDONIAMO NOI STESSI, lo faremo con gli altri, e questi lo faranno con noi. Willy può non essere morto invano. Quando potremo dirgli GRAZIE, quando potremo essere toccati dal suo destino, vorrà dire che non sarà morto invano. Lui e gli altri prima di lui. Cioè NOI